dipinto di Anna Caporali
In Via della disperazione,
vive una vecchia con il suo cane;
gli parla con rabbia del defunto marito,
da più di dieci anni e per ventiquattr’ ore.
Lui dorme sempre con l’orecchio teso
e in quell'orecchio c’è tutto il suo amore;
avrebbe voluto essere abbandonato
già dal giorno stesso che gli è morto il padrone.
già dal giorno stesso che gli è morto il padrone.
Perché a scappare lui non è abituato,
non è nel suo stile, non lo sa proprio fare
e la vecchia, d'altronde, non c' ha mai pensato;
con chi avrebbe sfogato, poi, tutto il rancore?
In Corso della sopravvivenza,
siede una donna sulle sue scale
ed ogni mattina aspetta qualcuno
che passi, o la chiami e la vada a trovare.
Il suo corpo, oramai, è pesante e sformato,
pieno di rughe e di smagliature,
ma in giro c’è sempre un uomo isolato
che per quel grosso seno, spenderebbe due ore.
E la sera, per cena, quando tornano i figli,
lei è già pronta ed è pronto il mangiare;
bestemmiano sempre per il loro lavoro,
ma di quello di lei non si deve parlare.
In Viale delle cause perdute,
nella soffitta di un casale scassato ,
ci vive un uomo, imbiancato e distinto,
che tutti in paese chiamano “l’avvocato”.
Sta rovistando tra le vecchie foto
cercando il passato per non pensare
di essere stanco, infelice e malato,
lui, gran parlatore, ma mai laureato.
Per ore ed ore si ferma a guardare
quella che lo vede con l’amico perduto,
che fu il suo primo e segreto amore,
colui che gli ha dato il cuore ed il soprannome.
E dalla locanda, in Piazza retorica,
ci sono io affacciato al balcone,
che guardo e rifletto su tutte ste vite,
mai conosciute e mai forse esistite.
Guardo la vecchia e guardo il suo cane:
son io che vorrei essere abbandonato
da tutto il rumore continuo e incessante,
dalle lamentele e dalla gente ignorante.
E sono la mamma, troia per esigenza,
che pur di non togliere ai figli il decoro,
mi vendo agli spiccioli del primo passante
che mi propone qualsiasi lavoro.
E guardo, infine, il bianco “avvocato”
che vero avvocato non lo è mai stato;
ma che avrebbe potuto, se avesse studiato,
con quelle doti da grande oratore.
Sembro ancora io, con il mio potenziale,
io, innamorato dell’ arte-parola,
alla quale ho lasciato sussurrare il mio nome,
purché lo tenesse segreto e in disparte.
Questo è il paese delle improbabili vie,
dove ho vissuto soltanto una notte,
il tempo giusto per poter visitare
i percorsi miei oscuri e le strade interrotte.
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