sabato 23 giugno 2018

IL TANGO DELLA COMMESSA E L' AVVOCATO




La commessa accenna un tango con lo stand dei vestiti
ma inciampando su una ruota fa un goffissimo casquet;
il cliente si avvicina e sorridendole s’inchina,
con la mano generosa tesa a ritirarla su.
Lei arrossisce, ma ringrazia, si sistema gonna e giacca,
e con un gesto torna bella, come prima di cader;
lui sta già pagando il conto per la sua nuova cravatta,
poi, nel modo più cordiale, dà un saluto e se ne va.

La commessa è una ragazza che si stà per laureare,
vive sola in una stanza che si paga col part-time;
il cliente è un avvocato, giovanile ma attempato,
un passato da marito e un rimpianto da rockstar.
Lei lo vede all’ improvviso e non sa se salutare,
mentre fanno colazione in piedi nello stesso bar;
lui la nota solo quando lei alla cassa lo precede,
signorina, permettete”, poi si fermano a parlar.

L’avvocato ha già deciso, scriverà una canzone,
ché quegli occhi e quel sorriso, senza, non possono star
e la stessa sera, a casa, tira fuori una chitarra,
impigrita e impolverata, ma con l' ansia di suonar.
La ragazza al suo ragazzo non sa proprio cosa dire,
sente un peso mai sentito per la loro stessa età;
lo congeda con un bacio e la scusa dell’esame,
che lui a stento digerisce, ma non sa cos’ altro far.

La commessa ha le cuffiette mentre viaggia sulla metro
e rimanda sempre indietro la track-uno del suo ipod;
l’avvocato stamattina ha un udienza impegnativa,
ma il suo unico pensiero è “chissà lei cosa dirà”
quando avrà ascoltato il brano che, tra l' organo e il violino,
parla di caso e di destino e di un galeotto stand;
ma dall’ aria che respiro, oggi qui, nel mio atelier,
penso, anzi, son sicuro, che 'sto tango si farà.

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UN DUE DI PICCHE PARTICOLARE