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Daniele Piredda
RispondiElimina4 settembre 2016 ·
No, mio figlio non è affatto Pazzo, tutt’altro… ed io non sono il soggetto di questo testo.
Mio figlio è semplicemente Autistico ed ha una bella intelligenza; ha solo dei comportamenti “bizzarri”, che spesso, molto spesso, troppo spesso, la società non è ancora pronta a riconoscere e ad accettare. Quelli come lui, fino a qualche (non tantissimi) anno fa, venivano etichettati come “malati mentali” e rinchiusi in manicomi o case di cura (per quelli con famiglie più agiate).
Io ho vissuto tutta l’ infanzia e tutta l’ adolescenza a Monte Mario (Roma), dove c’era il Santa Maria della Pietà, il “manicomio”, appunto, e di “Pazzi” in giro ce ne erano tanti. Chiaramente erano quelli giudicati “non pericolosi”, che ti chiedevano le 100 lire per le sigarette, che si fermavano per cantarti una canzone di Elvis Presley, che si buttavano in strada con te per correre dietro al pallone urlando "ecco Giggi Riva... Giggi Riva...Gooooooooooooollllll!" mentre tu e i tuoi amici, magari, stavate facendo una partita, una finale di qualche torneo inventato nel quartiere (FIFA e PS erano ancora lontanissimi).
A volte li prendevamo in giro, altre volte ci fermavamo ad ascoltare le loro storie, cercando di comprendere quale fosse la realtà e quale l’invenzione di quelle menti in corto circuito. Spesso ci intenerivamo e, altrettanto spesso, ci ammazzavamo dal ridere.
Noi, da bambini, abbiamo avuto la fortuna di conoscere i “Pazzi”.
E in questo testo c’è un po’ il miscuglio di questa mia esperienza con la follia. C’è l’esperienza con mio figlio, che pur non essendo pazzo, di certo non può nemmeno dirsi “normale” (qualora esistesse un metro giusto per decidere cosa sia normale e cosa no); e comunque, pazzo o non pazzo, questa è certamente una vita molto dura, molto difficile, piena di piccoli e grandi stress, senza tregua e senza un chiaro orizzonte finale; e tutto questo, a volte, nei momenti più difficili, ti porta a pensare anche a cose brutte, molto brutte alle quali, per fortuna, non si è dato e mai si darà seguito, se non in sfoghi scritti da qualche parte o urlati dentro quattro mura. C’è appunto l’esperienza con i “matti” del quartiere ed infine, c’è la fantasia e l’empatia che mi fa mettere in contatto con chi vive situazioni ancora più dure e difficili della mia.
E poi c’è R.D.P. il mio amico musicista che spesso azzecca la melodia giusta per i miei testi e, in questo caso, ha fatto veramente centro, perché, ogni volta che ascolto questa canzone, ho i brividi e l’inciso mi viene di cantarlo a squarciagola.
Non pretendo che sugli altri abbia lo stesso effetto, certo; però mi farebbe piacere che venga ascoltata e che, chi se la sente, lasci un commento sincero, esprimendo le sue sensazioni negative o positive che siano.
Grazie.