nell’ ora che accolse l’addio;
le stesse righe negli occhi
e in testa lo stesso brusìo.
Nel walzer dei silenzi
fra ombre e pareti di fumo
nei desideri poi spenti
dai tuffi dentro l'oscuro.
Nel gioco delle accuse,
e nel breve lampo di luce
che illumina l’angolo notte
dove non ci son scuse, ma IO!
Io che mi sono adagiato,
io che non ho continuato
a perseguire sicuro
i sogni di un altro futuro.
Io che mi sono fermato
di fronte alle tue debolezze
e a usarle per eclissare
le mie segrete schifezze.
Io che non ho mai raccontato,
man mano che il vento cambiava,
i cieli che ho sorvolato
concedendoti solo i ritorni.
Io che costruivo i miei giorni
sfruttando i minuti e i secondi
in cui tu magari non c’eri...
ma tutto questo è ormai ieri.
Quanto ci somigliammo
nell’ ora che accolse il desìo;
spero tu mi somigli anche ora
che ti ridò il posto tuo.
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