a stare zitto e fermo,
io non ti maledico:
ti sei già maledetto.
E a te, che sul letto giusto
mi hai liberato e sciolto,
io qui ti benedico
per il bene che mi hai fatto.
Te che mi hai minacciato
coi mostri e coi fantasmi,
con l'obbiettivo chiaro
d'impaurirmi e poi ferirmi,
ti sei dimenticato
che un bimbo si fa uomo
e se non t'ho più ucciso,
non pensare che ti perdono.
E te che hai sopportato
i silenzi e le paure,
le fughe dall'amore
e le noie che ti ho dato,
se poi non t'ho più amato,
è perché mancava il tempo
per poter recuperare,
per conoscere, esplorare.
"Ognuno ha tanta storia,
tante facce nella memoria
tanto di tutto, tanto di niente,
le parole di tanta gente".
Mi canto ormai da "sempre"
quest' inno che mi giova,
quando sto lì per chiudere
gli accessi per gli affetti
e ritornar bambino
stracolmo di difetti.
Ognuno ha la sua storia,
ognuno ha il suo cassetto;
oggi ho tolto una pietra, domani, che ci metto?
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