Provo a rettificare
il mio modo di pensare
mentre mi asciugo il viso
dai graffi che gli ho inciso;
controllo del respiro
e bozze di sorriso;
ma il reggiseno appeso
mi fa capitolare.
E immagino ora mani
(chissà perché pelose?)
avvolgere e strizzare
le sue piccole cose;
due labbra (perché carnose?)
baciarle ed eccitarle;
poi serro forte gli occhi
per recidere il pensiero.
Spengo la luce ed esco
dal bagno e dallo specchio
non prima d’aver rimosso
l’oggetto galeotto;
mi chiedo se non sia stato
un suo gesto voluto;
poi l’ultima sniffata
e via, come un rifiuto.
L’aroma del caffé
ha un potere naturale:
anche se di poco,
fa crescere il morale;
così, di buon umore,
consumo la colazione,
ma mi accoltella ancora
la tazza con il cuore.
E adesso vedo braccia
(chissà perché potenti?)
e lei sparirci dentro
sollevata per i fianchi
e un organo maschile
(perché così bestiale?)
poi scappo via di corsa
mangiandomi le scale.
Ma, quando sono in auto
e do il giro di chiave,
si accende l’autoradio
sul solito canale
e, come se avesse occhi,
quel DJ maledetto,
mi fa partire il pezzo
con cui amavam trombare.
Ma, ora che ci rifletto,
ciò che rimpiango adesso,
gira sempre intorno
al solito discorso;
non sento la mancanza
di quando andava via;
non provo nostalgia
di lei dentro a una stanza.
Ma sempre e solo sesso
a masturbar la mente,
a fremere come un ossesso
nel suo modo invadente;
soltanto e sempre sesso
a massacrare il petto
e a tutto quanto il resto:
mancanza di rispetto.
http://www.scrivere.info/poesia.php?poesia=310286
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