Dei giorni che non gradii
mi piacque la tristezza,
che ne raccolse i pezzi
e l’incollò a poesia.
Entrava nella stanza,
chiudeva le finestre,
si rannicchiava a feto
e penetrava il cuore.
Le lacrime insapore
eran di astratto misto:
venivano da mondi
che ancor non conoscevo.
Fu lei a raccontarmi,
man mano che scendevano,
dei loro antichi albori
riposti in magazzino.
Prendeva la mia mano
guidandola a memoria
e, in men che non si dica,
ne avea scritta la storia.
Ci torno ancora oggi
sui suoi quaderni pieni
a prenderne i sapori
che seppe poi creare.
Ed ogni volta è un tuffo
in un candido mare,
dove, tenere ondate,
mi aiutano a nuotare.
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