
E' il millenovecentoventi
e sono qui,
tra le macerie di una guerra
e un cane in cerca da mangiare.
E scriverò
una lettera al mio amore
e aspetterò la sua risposta
fra cinque mesi o forse sei.
"Buongiorno a lei;
son qui per un lavoro";
venticinque lire al mese
e fra un anno partirò.
Aspettami Teresa
bellezza transalpina
conosciuta al fronte
alle quattro di mattina.
Sotto un tendone verde
con un cappellino bianco
a togliermi le bende
e a mettermi sul fianco.
La tua tosse trascurata
e il tuo sorriso stanco
tra gambe da buttare
e ululati di dolore.
Aspettami Teresa
che fra un anno il nostro amore
si sgancerà dal sogno
e imparerà a parlare.
Eccola qua,
la tua foto e l'indirizzo,
con l'ultima tua lettera
di quattro mesi fa.
Arriverò;
sarà un viaggio lungo,
ma arriverò;
e ti potrò guardare.
E grazie a voi,
per la vostra informazione;
poi mi ritrovo immobile
sotto la tua finestra.
Perdonami Teresa
ma voglio respirare
la terra ed ogni cosa
che ti può riguardare:
il cielo sotto al quale
la notte ti addormenti,
l'accento della gente
con cui il giorno ti confronti.
Eccomi Teresa
son pronto per salire...
ma questa donna in nero
perché mi lascia entrare?
Mi dice "l'aspettavo"
mi prega di sedere
"Teresa ci ha lasciato
senza il tempo di avvisare".
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