venerdì 25 novembre 2005
ODE (25/11/2005)
Era il duemila e tre
per poco ancora più di un mese,
quando, per la prima volta
al mondo, udimmo la tua voce.
Poi partimmo per Bologna
proprio il giorno di Natale,
comprendendo da quel viaggio,
che ormai niente era più uguale.
Chissà per quale motivo
tu avevi scelto noi,
due compagni un po' più attenti,
per non metterti nei guai.
Chissà quale fu il disegno
che ti volle in mezzo a noi,
se col tempo capiremmo,
o non lo scopriremmo mai.
Ma se guardo nei tuoi occhi
io capisco solo che
la mia gioia nel vederti
se ne frega dei perché;
quando sento la tua mano
scomparire nella mia,
non c'è un briciolo di sporco
che non se ne vada via.
Quando liberi il sorriso
così semplice che hai,
ogni essenza si trasforma
e si posa ovunque vai.
Quando piangi per capriccio,
forse lì mi arrabbio un po',
ma mi pento e poi ti abbraccio,
sbaglio, ma lo rifarò.
Una settimana e un mese
ed è già duemila e sei;
è iniziato il terzo anno
da passare insieme a noi.
C'è tua madre stanca morta
a bocca aperta sul divano,
è crollata come un sasso,
vieni qui che la copriamo.
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