Entro furtivo nella stanza
e son già tutte lì apparecchiate;
a capotavola la Sofferenza
che parla al resto delle invitate:
“Vi ho volute a questo tavolo
tutte insieme per parlare,
per trovare il giusto modo
affinché io mi possa congedare.
Ho vissuto in questo uomo
troppo a lungo per non pensare
che oramai sia giunto il giorno
in cui lo possa lasciar andare.”
Un po’ stizzita l’ Arroganza
prende subito la parola:
“Non son d’accordo proprio per niente,
da qui nessuno se ne può andare!
Allora io che dovrei dire?
Io che vivo sempre nascosta
dietro la stronza Ipocrisia
che non mi lascia mai sfogare?”
“Stronza lo dici a tua sorella!”
-tuona l’ultima nominata-
“Se io non ci fossi mai stata,
sai che fine avrebbe fatto?
O se ti avessi dato più spazio,
o se non fossi mai intervenuta?”
“Calma sorelle, non è questo il modo
che avevo in mente quando ho pensato
d’ inaugurar questa riunione;
ma è che sono la più grande,
son la più anziana fra noi tutte
e sarà forse che la vecchiaia
porta con sé la compassione,
ma io a quest’uomo sono affezionata
e vorrei vederlo un po’ più felice.
Ma finché io vi abiterò dentro,
ciò non potrà mai avvenire.”
“Son dispiaciuta, ma anche d’accordo “
-fa la Dolcezza timidamente-
“Io che per lui ho pianto tanto
ed ho provato a far di tutto
per far si che sorridesse
e che se ne stesse più spensierato .’
“Ma dai che ridere non gli è mai mancato!
Lo so io quanto abbiam giocato
e credo lo stia facendo anche ora.
Sono convinta che ci sta ascoltando
e stia pensando di far qualcosa
per ridacchiare anche di noi
magari con una poesia
o magari con una prosa.”
Mi frega sempre, l’ Ironia,
e mi ha fregato pure ora:
mi ha fatto ridere di getto
e sono uscito allo scoperto.
Si sono tutte un po’ imbarazzate,
tranne lei, che se la rideva
perché anche stavolta aveva dimostrato
di essere quella, che più di tutte, mi conosceva.