mercoledì 22 febbraio 2017

EVASIONI


Rivolgo i miei occhi su al cielo
e a una nuvola aggancio il pensiero
affinché se lo porti un po' in giro
e gli mostri le cose che accadono
tutto intorno, nello stesso momento
in cui io sono qui e mi dispero,
dentro il mio fazzoletto di terra,
che confondo con l'universo intero.

Poi mi cerco dall'alto e mi trovo
rannicchiato in un angolo scuro,
accerchiato da ombre inquietanti,
che, ammantate di nero, mi irridono.
Fino a che non divento leggero
e si calma di colpo il respiro,
nel mentre che inizia il mio volo
e nuovi profumi, m'invadono.

E più salgo e più l'angolo nero,
diventa un punto invisibile,
fino a che, tra milioni di virgole,
non si perde e si fa impercettibile.
E ora che sono amico del sole,
non ho più paura del fuoco;
m'inebrio con il suo tepore
ed il tempo diventa un bel gioco.

E sparisce la fretta di andare
e svaniscono le ansie del fare,
come pure il bisogno di bere,
di mangiare, fare sesso, evacuare.
E si perdono lì le parole
e odo solo qualcosa cantare:
non è un Dio, non è un Angelo, è il mare,
che mi chiede se voglio tornare.

Si, ma prima mi voglio bagnare;
grazie nube, ora fammi cadere
tra le vergini sponde di un'isola
per vestirmi di azzurro e di sale.
E dall'amico scoglio mi lascio abbracciare
e dall'amico vento mi faccio baciare
mentre l'amico accanto mi prova a svegliare:
"grazie amico mio, ma che mi hai fatto fumare?"

Nessun commento:

Posta un commento

UN DUE DI PICCHE PARTICOLARE