Si chiama donna
la morbida spugna
che scivola calda
sulla mia schiena;
e donna si chiama
la perfida spina
che dolente s'infilza
tra le mie dita.
La sabbia bagnata
che avvolge i miei piedi,
l'asfalto rovente
nel traffico lento;
la notte serena
di stelle cadenti,
le ore d'insonnia
di male di denti.
Si chiama donna
la penna sul foglio
nei giorni annoiati
bramanti il futuro;
e donna si chiama
la voglia di volo,
la fuga che tramo
dal mio impegno d' uomo.
L' amaca all'ombra
tra due querce sicure,
il cappio pendente
dal ramo di fico;
la libellula in volo
sul prato fiorito,
la formica insidiosa
di sotto al vestito.
Si chiama donna
la splendida morte
seduta qui al fianco
che attende il mio avviso.
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